giovedì 29 novembre 2012

Salvatore usala ha scelto di morire!


di Rita Pani
Mi chiedevo che ne sarà della nostra umanità, se oggi veramente Salvatore Usala dovesse morire a Roma. Mi chiedevo quali parole pronuncerebbe il professore, o il Presidente della Repubblica, o il Papa – Sua bontà – che proprio oggi ci fa sapere che al Presepe non c’era il bue e nemmeno l’asinello.
Mi chiedevo anche in quanti sappiano chi sia Salvatore Usala, questo Cristo, e quale sia il suo Calvario. Mi chiedevo anche – perché mi faccio un sacco di domande – quanti siano i malati di Sla che il governo impegnato a salvarci dalla crisi economica, ha deciso di sacrificare in nome della spending review.
E dov’è giovanardi? Lui paladino della vita embrionale, padre salvatore di quello spermatozoo scappato dal mucchio, magari in atto di peccato, dov’è? Dov’è quello stato che ci impone la sofferenza che ci vieta di morire, e poi ci uccide fischiettando?
È molto probabile, però, che se pure Salvatore dovesse morire non seguiranno che le nostre parole, quelle di questo scampolo di umanità che ancora si dimena più flessibile di una canna sul bordo del fiume, più esile di un giunco. Così pochi, siam rimasti, che la nostra voce non c’è nemmeno bisogno di spegnerla, anzi proprio come un tempo, siamo utili alla dittatura che dietro alla nostra ostinata resistenza si nasconde.
Nemmeno se Salvatore vivrà ci saranno parole che riescano a spiegare perché un malato è abbandonato a sé stesso. Quale sia il meccanismo per cui un governo imposto, che non sa far altro che imporsi, non possa abolire lo scialacquo delle province inutili – per esempio – ma condanni a morte un esercito di malati.
E che ne sarebbe della nostra umanità, se si continuasse l’enunciazione di tutti i diritti negati, a fronte dei vergognosi privilegi tutelati? Perché se è vero che Salvatore oggi si staccherà la spina, c’è chi si impicca in silenzio, chi si getta dal balcone, chi si spara in testa o chi semplicemente sparisce, in impeto di grande dignità. Tutto nel silenzio colpevole di uno stato che pure non sa far altro che occuparsi di danaro.
Non ne sarebbe nulla, ovviamente, perché l’umanità si è persa quando hanno trasformato intere generazioni in un esercito di codici a barre, addestrati a consumare ancora prima che emettessero il loro primo vagito.
A breve sarà chiaro che il disegno è cambiato, che non dobbiamo più consumare, che i poveri, gli ammalati, “gli improduttivi” devono soccombere, ma sarà troppo tardi, ormai. Forse per far finta che ci sia ancora una speranza Renzi e Bersani continueranno a discutere, il pdl fingerà ancora di essere un partito politico, magari sarà risolto anche lo strano caso del Ragionier Bunga Bunga, ma noi non ci saremo più. Ci sarà un altro mondo, ancora più surreale di questo, fatto da briatori e montezemoli, UniCredit e banche intese, e le malattie saranno solo roba da ricchi, per chi se le può anche comprare.
Oggi è il giorno in cui forse un uomo si ucciderà in piazza staccando la spina del suo respiratore. Mi piacerebbe tanto sapere come sta andando la sua protesta, sapere se è ancora vivo e tiene la moglie per mano … ma la notizia sui giornali non c’è.
Rita Pani (APOLIDE)

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